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LA SCUOLA ITALIANA NON HA CORAGGIO

Il post di oggi è scritto a 4 mani. Anzi, nasce in chat, per caso, in una giornata "tipica" da fine anno scolastico. Non so, in realtà, quanto sia "tipico" che un prof e una (ex)studentessa scambino due chiacchiere in chat. Per me non è inusuale, comunque. Anche ora, mentre scrivo, uno studente mi contatta in chat su messenger.

Di Arianna Moro ho già raccontato. Non mi dilungo. Per scrivere questo post, mi sono auto-inviato la chat. Solo che l'ho inviata tutta. Inizia così...

29/12/13 12:42:12: Arianna: Buongiorno Prof! 29/12/13 12:43:57: Mimmo: Buongiorno! Come vedi, anche i prof di "Informatica" conoscono le app...

Da quel giorno molte cose sono cambiate. Ma non un rapporto tra docente e discente che va ben oltre la didattica. Son passati 18 mesi circa. Ma ogni tanto arriva qualche messaggio. Come oggi.

11/06/15 12:59:59: Arianna: Mattinata agitata eh? Ahah 11/06/15 13:00:02: Arianna: Leggo su fb.. Inizia così la chat di oggi, con uno sfottò...

11/06/15 13:47:47: Mimmo: Hai da fare oggi? Mi aiuti? 11/06/15 13:48:07: Arianna: Dica tutto Questo articolo nasce così...

Mimmo: Sai dello sciopero degli scrutini... Arianna: Che vogliono fare?! Mimmo: Stanno scioperando per posporre gli scrutini. Basta che un docente scioperi e, siccome il Consiglio in sede scrutinante è un "organo perfetto", se manca anche un solo docente non si può tenere. E non lo si può sostituire, perché sarebbe condotta anti-sindacale. Arianna: Non ci credo. E questo per dimostrare cosa?! E poi gli stessi ci dicono di non assentarci nei compiti in classe perché altrimenti ci tocca farne un altro più difficile?! Il segnale che mi proviene?! Parlo senza doppi termini. Questo non solo è dimostrare di non amare il proprio lavoro e di non possedere un minimo di responsabilità (quella che tanto invocano in noi) ma più che altro dimostra una mancanza di rispetto per noi studenti. Perché dare un segnale attaccando qualcosa che riguarda noi vuol dire fregarsene della scuola, non cercare di migliorarla.

Mimmo: Ok, non hai usato perifrasi. Mi sa che dovrò pubblicare l'articolo senza il tuo nome per non esporti.... Arianna: Ah non è un problema. Si sentirà attaccato solo chi sotto sotto si sentirà chiamato in causa...

Mimmo: Sai che in tutto questo c'è un qualcosa di assurdo? Gli scrutini sono un atto dovuto. Quindi, lo sciopero non li fa saltare, li pospone, semplicemente... Arianna: E quindi cosa risolvono? Hanno intenzione di posticiparli per sempre? Si lamentano della loro professione perchè hanno solo un mese di vacanza e giustamente posticipano i consigli.

Mimmo: Per dare un "segnale" di sofferenza e contrarietà verso il Disegno di Legge. Ma scusa a voi non è arrivata nessuna notizia in merito? Arianna: Assolutamente NO!! Mi chiedo che ruolo abbiamo nella scuola. Toccherebbe chiederlo ad ogni docente! Ci comunicano solo il rischio di bocciature o i problemi vari. Quindi per dare un segnale si attacca chi:1° non c'entra nulla, 2° dovrebbe essere il centro della scuola, 3° pur essendo chi risente di tutto questo non è minimamente informato di nulla, 4° è costretto ad andare ogni giorno a scuola fino a fine giugno per sapere semplicemente i risultati di un anno di lavoro. Arianna: Questo è essere egoisti. E ripeto, il rispetto per noi studenti è andato a farsi un giro. Eppure quello che più mi fa riflettere è che noi nonostante tutto vogliamo cambiare le cose. Loro?

Mimmo: Faccio l'avvocato del diavolo. Chi sciopera lo fa per creare un disagio. Se questo disagio lo crea, il suo scopo è raggiunto. O no? Arianna: Ma, scusi, prof... se alla fine i consigli si devono far per forza, non esiste alcun segnale per chi ha procurato loro questo '"torto". Il disagio lo provocano SOLO a noi studenti. Ed a gli altri docenti costretti ad andare a scuola alle 20 di sera!!! E' LO-GI-CA! E non pensare alle conseguenza dei proprio comportamenti è sintomo di superficialità. Che non deve essere ammessa quando in ballo c'è la crescita di un ragazzo.

Mimmo: Ok, cambiamo discorso. Ragioniamo su qualcosa d'altro. Mi chiedevo cosa può pensare una studentessa del fatto che un docente precario si debba sentir dire da alcuni colleghi di ruolo che stanno scioperando per i precari. Il non senso di tutto questo, secondo me, sta nel fatto che i docenti di ruolo non vengono minimamente "toccati" nel loro essere "di ruolo" da questa riforma. Quindi, secondo te, perché mi dicono questo? Sto sbagliando io? Arianna: C'è un controsenso di fondo. La riforma attacca i precari e lei che è precario non sciopera mentre chi è di ruolo sciopera! Penso che o è strano lei, che non sciopera pur essendo attaccato o in ballo ci sono solo tante scuse pur di ostacolare un cambiamento.

Mimmo: Da studentessa, qual è la cosa che, domani mattina, vorresti fosse legge dello Stato (indipendentemente che sia inclusa o no nella riforma)? Arianna: Cosa vorrei domani mattina?? Decidere a chi dare il mio futuro. Scegliermi i docenti che mi seguiranno per tutti gli anni, senza interruzioni o altro. Vorrei raggiungere la maggiore età il primo giorno di liceo, iniziando a decidere per il mio futuro...

Arianna deve fare una guida. Sta prendendo la patente. Ci risentiamo dopo un po'...

Arianna: Ok, prof, tocca a me! La scuola in cui lei vorrebbe lavorare? La scuola dei suoi sogni... Mimmo: A questa devo darti due risposte. La prima è...una scuola che non esiste! Partiamo dal decoro e dall'ambiente di lavoro: lavorare in un ambiente stimolante non è un dettaglio. Basta guardare gli ambienti di lavoro di Google o, per restare a scuola, le aule insegnanti in Finlandia o Svezia.

Mimmo: Poi, l'organizzazione degli spazi per la didattica. Non vorrei più i banchi di formica. Vorrei dei divani su cui gli studenti possano sedersi e lavorare con il proprio dispositivo. Inoltre, vorrei che i docenti avessero un proprio spazio, delle aule dove poter organizzare il proprio lavoro. Non un laboratorio, parlo proprio di un'aula in cui un docente possa svolgere anche attività non di docenza. E dove tenere lezione. In modo che gli studenti che seguono il suo corso possano spostarsi in quell'aula a seguire la sua lezione. La scuola che vorrei però è anche fatta da studenti che devono smetterla di farsi considerare un contorno "ben condito" ma il fulcro della scuola. E in realtà mi contraddico! Perché la scuola che vorrei esiste già. Nella misura in cui un prof e gli studenti creano una comunità di apprendimento. La distanza tra queste contraddizioni è il fatto che esistono delle realtà e persone (Dianora Bardi, Salvatore Giuliano etc...) che possono essere prese ad esempio e considerarlo come punto di riferimento. Ecco, la scuola italiana non accetta la comparazione. Perché non fa parte della sua cultura. La cultura della scuola italiana è la "omogeinizzazione". Di tutto! Se tu entri in una scuola, tutto è omologato: dalle aule, ai banchi, in passato i vestiti (i grembiuli), i docenti intercambiabili (insegni italiano? Ok, puoi farlo in una prima professionale o in una quinta Liceo Scientifico), senza nessun distinguo. E' tutto standardizzato. Ed è il modo migliore per s-personalizzare un rapporto. E le famiglie diventano un contorno. E le trattiamo come parenti di pazienti da curare! La scuola non è un ospedale! La scuola è un punto di raccolta di anime pensanti. E' un'altra cosa!

Arianna: Arianna qual'è la scuola dei tuoi sogni?! Ctrl C ctrl V. Posso solo immaginare quanto brutto possa essere per lei cambiar studenti a causa del precariato, che sensazione prova ogni volta che entra in una classe nuova? Mimmo: la stessa cosa che provai il 13 dicembre 2001, primo giorno di insegnamento. "Oddio, che si aspettano che gli dica?"

Arianna: Mi parla dell'anno scorso, prof? Che ricordi ha? Mimmo: Lo scorso anno abbiamo messo in piedi una esperienza didattica particolarmente innovativa e un po' stramba. Si è concluso in maniera un po' amara, quando all'interno di quella sala insegnanti vi ho comunicato che non sarei più stato il vostro insegnante per quest'anno. Ricordo gli occhi bassi, l'amarezza e la rabbia. Cosa è rimasto di quel giorno? O meglio, quella rabbia è rimasta tale o si è trasformata in qualcosa d'altro? Arianna : Ricordo tutto di quel giorno. Dagli sguardi, da gli occhi bassi e lucidi, dai respiri da quella rabbia talmente intensa da essere tangibile. Ricordo i giorni successivi ed il primo giorno di scuola, con la stessa rabbia, gli stessi occhi, lo stesso amaro in bocca! Poi ricordo il tempo che passava ed ora posso dirle che quella rabbia si è trasformata. Che quell'episodio da una parte ci ha fatto bene, non alla nostra crescita scolastica ma alla nostra crescita personale! E questo ancora e solo grazie a lei! Insieme la nostra rabbia è diventata energia e colla. Energia per andare avanti piu forti di prima e colla per restare uniti come e piu di prima. È cambiato tanto in 2 anni. Tantissimo! E quest'anno ha fatto una cosa impossibile!! È riuscito ad abbattere non solo le mura di una classe ma le mura di una scuola. Facendo conciliare, confrontare, e comunicare due diversi istituti uniti inizialmente solo da un docente folle in comune Si, perché durante questo anno è rimasto il nostro docente.

Arianna: Cosa si sente di dire, valutando la situazione attuale della scuola a chi sogna di diventar docente ma ha paura di cosa sta diventando questo mondo? Mimmo: Non bisogna mai avere paura. Certo è un sentimento umano. Bisogna provarci. Cercare di cambiare le cose. Cambiando prima di tutto se stessi.

Arianna: Cosa si aspetta dall'anno prossimo? Mimmo: sono abbastanza disilluso. Perché allo stato attuale, con i freddi numeri, potrei anche dover stare a casa, senza incarico.

Arianna: Come può uno come lei non esser sicuro di dare ad alcuni studenti la fortuna di averla come docente?! Ecco, torna la famosa rabbia Mimmo: può! Perché il tutto si gioca sulla burocrazia. Potrebbe non esserci nessun posto. Ed anche se dovesse venir fuori una cattedra, la persona che mi precede avrebbe più diritti. Indipendentemente dal fatto che lavori bene (magari benissimo). Quindi devo aspettare e sperare. Questa è la realtà!

Mimmo: ok, ora troviamo un titolo a questo articolo! Arianna: La scuola italiana non ha coraggio! Ho cercato il contrario di "coraggio", ma non rende l'idea!


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